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L’ARIOSTO E IL BOIARDO TORNINO AL LORO ANTICO SPLENDORE

Sul restauro, la preservazione, la conservazione di queste tre opere – l’Ariosto e il Boiardo del Secchi e il Crostolo – concordiamo senza riserve: perché amiamo la nostra città e crediamo il territorio possa essere rilanciato solo attraverso la preservazione del nostro inestimabile patrimonio artistico e culturale.

A NOME DEL PARTITO DEMOCRATICO APPROVIAMO ENTRAMBE LE MOZIONI, DOPO L’ACCOGLIMENTO DI UNA DOVEROSA RICHIESTA DI EMENDAMENTO, e grazie al preziosissimo contributo dei Lions Club 108TB le statue saranno restaurate e ricollocate, in un luogo più protetto, sotto i portici della Galleria Parmeggiani a lato di Piazza della Vittoria.

Il consigliere Claudio Bassi (Forza Italia) ha proposto di collocare all’interno di teche di vetro le due statue marmoree raffiguranti Ludovico Ariosto e Matteo Maria Boiardo, realizzate nel 1916 dallo scultore Riccardo Secchi per la Cassa di Risparmio di Reggio e oggi esposte nel Parco del Popolo.

Va rilevato che già il 10 Aprile 2017 il consiglio comunale di Reggio aveva approvato all’unanimità due ordini del giorno al bilancio di previsione finanziario per il triennio 2017-2019 presentati dallo stesso Bassi relativi al restauro delle due statue del Secchi e di quella raffigurante il Crostolo in piazza Prampolini.

Se allora un disegno meritevole è caduto nel vuoto, oggi è nostro dovere rimettere al centro il nostro patrimonio culturale.

Collocarle all’interno di una teca, tuttavia, sarebbe controproducente. Le opere vanno restaurate e spostate. In merito alla mozione presentata da Bassi ho consultato Valentina Raciti, restauratrice e storica dell’arte perfezionatasi a Firenze in conservazione e restauro delle opere d’arte contemporanee. La studiosa ha osservato come le statue, dal punto di vista conservativo, presentino problemi di umidità dovuti prevalentemente al contesto nel quale sono inserite: hanno infatti subito attacchi biologici dovuti all’ambiente umido del parco. Chiudendole non si farebbe altro che aggravare la situazione perché l’umidità, anche di risalita, rimarrebbe imprigionata dentro le teche. Rischierebbe poi di formarsi una patina di condensa. A livello estetico, peraltro, l’effetto sarebbe pessimo. Non si è mai vista una statua in marmo di Carrara conservata en plein air dentro una teca di vetro, un materiale che rischierebbe di sporcarsi facilmente rendendo le statue difficilmente fruibili dalla comunità.

Il luogo in cui si trovano, lo dicevamo, non è ideale. Lo aveva già fatto notare Simonetta Secchi, erede dell’artista, in una lettera al sindaco apparsa sulla stampa nel Maggio 2016.

Ci conferma tutto ciò anche la dottoressa Luana Brocani, docente e restauratrice dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, la quale rimarca dubbi sulla soluzione della teca di vetro per una scultura all’aperto in quanto favorirebbe maggiormente la proliferazione di microorganismi come funghi e quant’altro, anche se l’opera fosse restaurata. L’unica soluzione per preservare le due sculture, a suo parere, è quella di collocarle in un luogo riparato, non necessariamente chiuso, come un portico o un loggiato ecc.

Christian Vergalli

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