Eletto vescovo nel V secolo dopo Cristo, resse la cattedra reggiana per 22 anni. Assistette, quindi, all’invasione degli Eruli guidati da Odoacre e anche a quella degli Ostrogoti.
Le cronache del tempo parlano di lui come uomo savio, integro nella fede, accorto e intelligente, nonché astuto e lungimirante politico. Se la tradizione vuole che San Prospero abbia miracolosamente fatto calare la nebbia sulla città salvandola è invece probabile che il vescovo si adoperò per mediare con i barbari, evitando che Reggio venisse toccata dalla loro marcia.
La festa, in calendario il 24 novembre, in passato era prevista il 25 giugno. La tradizione riporta che S. Prospero volle essere tumulato il giorno dopo la sua morte nella basilica di Sant’Apollinare da lui costruita (individuata dagli storici nell’attuale chiesa di Sant’Agostino). A partire dal X secolo le feste in suo onore divennero due: il 25 giugno e il 24 novembre, giorno in cui le ossa del santo furono traslate dalla chiesa di Sant’Apollinare.
La sagra terminava con una corsa di cavalli berberi nella quale si assegnavano diversi premi. La corsa si faceva lungo la via Emilia, il traguardo era il Monte di Pietà. A chi giungeva ultimo si consegnava “Òna pulèzza d’àj” (un bulbo d’aglio) tra le risate e i motteggi degli spettatori.
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